Quando l’arte e la musica ci insegnano ad abitare poeticamente il mondo

Torino, 27 Maggio 2025 – Le note della Suite Italienne di Stravinsky irradiano la Galleria Sottana dell’Oratorio di San Filippo Neri, che si prepara a celebrare il termine della mostra “Forma e Colore. Da Picasso a Warhol, la ceramica dei grandi Maestri”. E’ l’anticipazione di un dialogo, quello tra arte e musica, che sarà il vero protagonista dell’evento.

Salvador Dalì, Marc Chagall, Pablo Picasso, Marina Abramovic, Maurizio Cattelan, Keith Haring, Andy Warhol, Carla Accardi, Sol LeWitt, Yoko Ono. Sono molteplici i grandi nomi dell’arte contemporanea e del Novecento riuniti in questa sorprendente esposizione. Artisti a cui spesso guardiamo con interesse e ammirazione per storie, tecniche e stili differenti. Il curatore della mostra Vincenzo Sanfo mescola però le carte della storia dell’arte e ci suggerisce un nuovo punto di vista attraverso il quale guidarci lungo un sentiero alternativo, capace di rivelare connessioni inaspettate. È il sentiero della ceramica, una pratica antica che diventa terreno comune per queste grandi personalità.

In una visita accompagnata che unisce opere provenienti da ogni latitudine e longitudine, capiamo che è attraverso l’argilla, il colore e il fuoco che la ceramica offre una nuova chiave di lettura del lavoro dei grandi Maestri, svelando lati meno noti, a volte più intimi e sperimentali della loro poetica. E’ Picasso che sembra aprire una via di sperimentazione con questo materiale, liberandolo dal suo ruolo tradizionale e consacrandolo a pieno titolo come mezzo espressivo autonomo.

Vincenzo Sanfo ripercorre così le linee tracciate dall’artista andaluso con sguardo curioso e appassionato, e ci presenta vasi, piatti, tazze e oggetti scaturiti dalla fantasia quotidiana delle più grandi personalità degli ultimi secoli. Ne emerge un universo variegato, dove forme e colori si moltiplicano, riflettendo la necessità di ciascun artista di lasciare una propria traccia, fisica, giocosa, quotidiana, sul mondo.

Al termine di questo viaggio nella sfera intima di grandi nomi dell’arte, il concerto organizzato da Erremusica per l’occasione ci regala un’ulteriore prospettiva. Francesco Bergamasco al pianoforte e Valentina Busso al violino si alternano e duettano sul palco della Galleria. Tra i pezzi presentati, è quello di Olivier Messiaen a colpirci maggiormente. L’Alouette Calandrelle tratta dal Catalogue d’Oiseaux del 1958 si presenta come una catalogazione in musica dei suoni della Provenza, adattati alle note sensibili di un pianoforte. Messiaen trascrive ogni cosa: il cambio della luce all’alba, le allodole e le calandrelle che popolano i deserti di pietre, le cicale dei campi, le ginestre e i cipressi che abbelliscono l’orizzonte. Il compositore francese trova un nuovo spazio per il mondo che lo circonda, per la bellezza che sta vivendo nei luoghi di casa. I suoni si sostituiscono alle parole, le pause descrivono bene i silenzi di quella terra. Ogni nota concorre a preservare la vita delle piccole cose.

Al termine del concerto rimaniamo qualche minuto ad ammirare gli affreschi della chiesa dell’Oratorio di San Filippo: la musica, l’arte, i tentativi irresistibili di creare dal nulla qualcosa di nuovo ci esortano, come direbbe Bobin, ad abitare poeticamente il mondo. In un periodo in cui soffriamo di un linguaggio sempre più ridotto e funzionale, possiamo prenderci cura di noi stessi contemplando la bellezza che ci circonda. Sperimentare nuovi modi di esprimere ciò che sentiamo, tracciare nuovi sentieri riflettendo la nostra sensibilità. E’ possibile che, con l’attenzione alle cose piccole e semplicissime che ci circondano, troviamo forse il nostro posto nel mondo.

Testo e Immagini di Andrea Cordero